l'ennesima despedida di scemo e più scemo
"a zia, qui è sempre più difficile dire cosa è mio e cosa è tuo". scemo ha ragione, più scemo concorda. bisognerebbe eliminare gli aggettivi possessivi. almeno dalla vita ormai quasi completamente compartida di scemo e più scemo. scemo se ne va a Roma con MacGiver e più scemo resta a Valencia. più scemo non è poi così triste, perchè tanto lo sa che scemo sarà sempre qui. la stanza, la casa, il letto, i vestiti, la ceretta, i coinquilini, la valigia, gli occhiali da sole...
mio e tuo non ha più senso, perchè ormai è tutto nostro.
tornando dall'aeroporto, esco dalla metro che è già buio.
il piccolo mercoledì decide di farmi ascoltare solo musica triste, e per strada mi sembra di incontrare solo persone vecchie.
ho l'impressione, per un attimo (un attimo solo) di essere sola in una città straniera.
ovviamente non è così.
ovviamente nel giro di un minuto tutto cambia.
la musica ritorna carica di energia, e nel mio cervello scoppia la rivoluzione, perchè un montòn de pensamientos iniziano a correre verso di me...
e mi ricordo, de repente, che ho mille cose da fare!
devo riparare la bici, trovare lavoro, andare al mare e abbronzarmi, e la città è di nuovo piena di persone ancora tutte da conoscere...
penso alle mille opportunità che mi aspettano, penso a quante persone fantastiche incontrerò e a quante ne ho già incontrate.
penso che non le perderò mai, se vorrò.
penso queste e mille altre cose mentre il profumo dei fiori dell'aiuola all'angolo tra Primado Reig e Vincent Gomez mi riempie i polmoni di gioia pura, come sempre fa.
mi sento in sintonia con Valencia, con l'aria, con la musica, con la gente, con il vento...
mi guardo intorno e riconosco tutto, perchè è tutto parte della mia vita.
le mattonelle dei marciapiedi, le sincronie dei semafori, la macchinetta delle foto che una notte ronzava ronzava ronzava e io l'ho fermata con un calcio e pieter in quel momento mi ha adorata, e il vicolo sotto casa che tanto vicolo non è e dal retro si vede tutto ma proprio tutto e allora certe cose lì forse era meglio non farle...
rientro in casa.
sistemo i vestiti nell'armadio.
metto via tutto.
ci sono un mucchio di cose di altre persone.
alcune proprio non so di chi siano.
il lettone di scemo e più scemo sparisce e la stanza diventa improvvisamente gigante e vuota.
un nuovo nido che nuovo non è, da colorare, per accogliere gli ospiti, per accogliere me.
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