el parisienne
21.40 17/04/2008
"Krull" mi appassiona, mi affeziono ai personaggi e lo guardo fino alla fine, quando Felicia sta già dormendo da un po', accoccolata nella copertina di pile verde nell'angolo del suo lettone valenciano. Mugola qualcosa di incomprensibile quando cerco di svegliarla per dirle che sto andando a casa. Sono le 3 e mezza.
Torno a casa in bici veloce veloce contro il vento, ma mi metto a dormire solo un'ora dopo.
Sogno avventure in mondi galtticomedioevali e tigri da appartamento.
Vengo svegliata dalla telefonata di un colombiano che vuole lezioni di italiano, e -mentre sono ancora al telefono con lui- il postino mi consegna un pacco pieno di 15 chili di felicità, che si presentano sotto forma di vari generi alimentari e non, in arrivo dall'Italia.
Sono felicissima perchè trovo tutte le cosine che mi piace mangiare quando sono in Italia, ma anche perchè mi sento come se un po' di casa mia fosse ora qui con me.
Eppure nel corso della giornata riesco ad intristirmi.
Lentamente.
Metto a stendere le lenzuola sulla terrazza al sedicesimo piano. Il vento valenciano ha la forza di un poltergeist e a volte mi fa quasi paura. Sento che è più forte di me e che potrebbe farmi volare via. Eppure gioco con lui e lo sfido, usando il copripiumone stellato come una vela.
Mando alcuni curriculum, cerco lavoro, penso a tutte le persone che mi fanno continuamente notare quanto io stia perdendo il mio tempo, che mi chiedono perchè non trovo un lavoro inerente i miei studi, che mi fanno pressioni e non capiscono cosa stia facendo.
Per scacciare la tristezza vado a casa di Felicia. La trovo impegnata a rivoltare la stanza in attesa di un ospite. Prepara fragole con arance.
Poi arriva una telefonata.
Domani sarà uno di quei giorni in cui devo fare mille cose, dopo una settimana passata -mio malgrado- a fare quasi nulla.
Domani si decideranno alcune cose.
Domani potrei anche iniziare a lavorare in una pasticceria francese. El parisienne.
Domani potrebbe anche andare tutto storto e io mi ritroverei punto e a capo, come al solito, come è successo dopo tanti colloqui andati a vuoto.
Però continuo a sperare.
Torno a casa e trovo una lettera.
Un'altra parte di Italia che arriva per posta.
Altre domande, altre riflessioni, poche risposte.
Poche ma buone. Sto cercando me stessa e forse, piano piano, potrei anche trovarmi.
Vi faremo sapere.
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