lasciare Valencia
Ultima mattina a Valencia.
Sveglia alle due e mezza.
La scritta "Old School Queen" è sparita dalla mia schiena.
Ora è impressa sulla canottiera sgundulaccia grigia che ho usato per dormire.
In compenso, ho altre quattro scritte sulla gamba, un sole intorno all'ombelico, e scritte e disegni sulla pancia che localizzano pancreas e fegato.
Anche se non credo che il mio fegato sia così piccolo...
Tutto ad indelebile nero.
Anche quella sul collo è sparita...
La più longeva sembra essere il "PUGGIA EGGIA!" a carattri cubitali con annesso omino che vorrebbe essere esplicativo.
Pranzo con le simpatiche canaglie.
Tutti tranne Ale, che a quanto pare non ce l'ha fatta.
Ad alzarsi dal letto, dico.
Però c'è l'omino di zenzero.
Mi rendo conto che lasciare a casa di Carolina asciugamani e lenzuola non è sufficiente...
Mi vedo costretta ad abbandonare la metà delle magliette, due felpe, due sacchetti di non so che, libri, mollette, tutta la roba del bagno, medicine, cd vuoti, l'olio regalatomi da Marina, lo specchio, due cappelli, manifesti e poster... varie altre cose.
Dimentico i cd.
Ma mi ricordo della caffettiera.
Me despido de Vittorio e Emilio.
Paolo e il Crespo mi accompagnano in aeroporto.
Da sola non ce l'avrei mai fatta.
Troppo difficile.
Sarei stata di certo vittima di una crisi di pianto.
O qualcosa del genere.
Salgo in aereo dopo che al controllo del metal detector la sbirra fa di tutto per disorientarmi, e ci riesce.
E quando l'aereo decolla, succede l'inaspettato.
Ho preso 8 aerei da/per Valencia.
E mai mi era capitato di vedere la città dall'alto.
Oggi la mia città mi fa l'ultimo regalo, un regalo de despedida...
Vedo il Turia, con i campi da calcio e i parchi e le curve.
Vedo il Mestalla, lo stadio più brutto del mondo.
Dal Mestalla, trovo Blasco Ibanez, los Jardines de Real, Primado Reig, i palazzi di Carolina, le case basse di Benimaclet.
Cerco la Ciudad de las Artes y Ciencias, incontro la rotonda con le macchine che girano, Manuel Candela, Amistad e Ayora, mi perdo il Cedro, ma trovo il Politecnico, Tarongers e il palazzo rotondo di Belle Arti.
Ci alziamo, vedo Plaza de Toros e i quartieri del centro.
Poi il Cabanyal e la Malvarrosa, infine la playa, e l'aereo cambia direzione, andiamo sul mare, Valencia sparisce dietro di me.
Il cielo è fantastico, l'acqua meravigliosa, andiamo oltre le nuvole, piango perchè dopo dieci mesi lascio la mia città, e rido perchè la mia testolina è un turbinio di ricordi bellissimi...
1 comentario:
Orca zozzA... MI HAI FATTO PIANGERE:-) Da quando mi son laureata...ovvero da ieri...non faccio altro che commuovermi per tutto... oddio... sto proprio di fori come un terrazzo!!!
Ti abbraccio Nally...e vedrai che Valencia non la perderai mai...nè lei perderà te:-)
Publicar un comentario